Catia Greatti, 55 anni, pittrice friulana, espone ben tre dipinti in occasione della mostra “Morârs”, in programma dal primo dicembre 2018 al 28 febbraio 2019 presso la sala consiliare in P.zza del Municipio a Basiliano, in provincia di Udine. Lei è la prima a fornirci i dettagli sulla realizzazione dei suoi dipinti.

Nasce in Friuli (come riporta la descrizione della sua pagina Facebook), ma sul suo viso sembra abbiano soffiato i venti dell’est. Si rende subito indipendente, tutto le sta stretto. Da un periodo non troppo felice germina l’esigenza di esprimere qualcosa: nascono le prime opere che espone a Udine. Segue una lunga pausa, dal 2002 al 2012. La passione, però, rimane immutata e Catia cela il profondo desiderio di esporre le sue opere in una mostra personale. A partire dal 6 novembre 2015 con la mostra Exhibition, riappare spaziando su più temi.

Catia Greatti, le tue opere hanno come soggetto prevalente il mondo naturale e animale. Per la mostra “Morârs”, per esempio, esponi tre dipinti raffiguranti i gelsi. Che cosa rappresentano per te i ‘morârs’ all’interno del paesaggio friulano e della tua produzione artistica? E’ il legame che senti con il paesaggio friulano, nel quale sei nata, ad avere influenzato alcune delle tue opere?
Ho cominciato come tutti: copiando il paesaggio. Ciò che potevo vedere dalla finestra della camera, che è stata mia fin bimba e poi da ragazza, era per me già un quadro. Un pesco si stagliava preciso e mutevole in consonanza con le stagioni, lì davanti, affiancato da un filare di viti. Più in là, sulla sinistra, un maestoso ciliegio e, in fondo, un filare di gelsi svolgeva il suo compito: delineare il confine.
Solo dopo tanti anni, vivendo lontano dal Friuli, ho capito e amato ancora di più la mia terra. Tuttavia questo non significa che io non sia pronta da un momento all’altro a ripartire: rimane costante in me la curiosità per altri luoghi.

L’articolo 9 della Costituzione sancisce l’importanza della tutela del paesaggio, insieme a quella del patrimonio storico-artistico della Nazione, in quanto strumento irrinunciabile per lo sviluppo della cultura e dell’identità. Sei d’accordo?
Sì, sono d’accordo. Lo sviluppo della cultura e dell’identità è intrinseca al paesaggio. Non sono certo una conservatrice integralista, anzi: idee e progetti nuovi e dinamici, che portino respiro, significano anche crescita. Per questo motivo è necessario in primis tutelarlo, opponendosi ai riordini fondiari che, sradicando i gelsi, annullano e eliminano la memoria del nostro territorio.

Come, secondo te, il valore culturale e identitario del paesaggio può essere valorizzato, ossia comunicato per rendere tutti coscienti della necessità di passare da un paesaggio estetico da guardare a paesaggio etico da vivere come fonte di vita e di pensiero? Ritieni utile una mostra come questa?
Sì, le mostre sono utili a questo scopo, perché un’immagine trasmette immediatamente qualcosa, scuote e stimola altra creatività.

Entrando pienamente in merito alla tua produzione artistica, ritieni che lo stile dei dipinti dei tuoi ultimi anni possa essere chiamato “espressionista”, ricercando esso forme scarne, dirette ed essenziali?
Sì, il mio stile può essere definito espressionista, infatti spesso le mie opere vengono definite crude, dure. Tuttavia non sono frutto di sola sofferenza, anzi, il più delle volte è gioia di vivere.

Ritieni che la realtà, e nello specifico il paesaggio, possano essere rappresentate fedelmente e realisticamente? O il tuo stile deriva in parte dal credere che ciò che vediamo sia sempre frutto di un’esperienza personale, intima e mai oggettiva?
Un tempo “copiavo” per imparare, ma ora mi piace lavorare a partire dalla memoria e ogni mia opera è un divenire creato e pensato al momento. Il mio stile quindi non è più mimetico. Rendo personale la visione del paesaggio depositatasi in me, sottolineando o esagerando un particolare tratto o colore.

Nei tuoi dipinti si notano spessi strati di colore, steso con la spatola e anche con le dita: una tecnica che va al di là dell’uso del semplice pennello. Ci spiegheresti il tuo fare artistico?
Mi viene facile così: preparo un disegno, lo riporto sul pannello e con la spatola e i colori seguo i contorni; poi alla fine, uso il pennello per correggere e ritoccare. Mi piace il rilievo: dà forza al soggetto.

La tecnica di cui abbiamo parlato ci deve far pensare che ti piacerebbe realizzare anche sculture? Se sì, hai mai pensato di realizzare dei gelsi propriamente scultorei?
Mi piacerebbe dedicarmi alla scultura, anche se non so come, quando e con che materiale. Tuttavia il corpo umano è senz’altro il soggetto a cui penso.

Hai altri desideri e sogni che riguardano la tua arte e il tuo rapporto con il paesaggio da condividere con noi?
Sogni e desideri? Mi piace realizzarli: a volte si infrangono, altre volte prendono percorsi alternativi che ben volentieri seguo. La parola speranza non la uso mai e non mi piace. Tuttavia il mio desiderio più grande è quello di vivere della mia passione per la pittura.
Se ci saranno paesaggi nel mio futuro artistico li condividerò ben volentieri con voi.

Alcuni dei dipinti di Catia Greatti sono oggi esposti a Portogruaro presso lo Studio Arkema – architetti associati. Altri, invece, saranno visibili in occasione della mostra “Morârs”, in programma dal primo dicembre 2018 al 28 febbraio 2019 presso la sala consiliare in P.zza del Municipio a Basiliano, in provincia di Udine. Dal 2 al 16 febbraio 2019 è anche in programma la mostra “Confini ≠ Frontiere”, presso il Salone della Filiale di Intesa Sanpaolo ad Udine (via del Monte 1), dove Catia esporrà dipinti nuovi e attualmente in fase di realizzazione.

Per maggiori informazioni:
- catiagreatti.it
- https://www.facebook.com/CatiaGreattiArt/?__xts__[0]=68.ARC2ynZDee7AewEIBnGF5qIwZX3BSTkoa6eY3fU3zSEBEy7ohfpvZxAZe2cynsFlN78HT4XPNYkbQHXdw39rvtINo9-r7vN5aF8hvP7I_hEAT-Tkn8nvKFGRswfd3NEapKZvNGAYRntKzUFkrE8YAfuqcJzBqNUh-TME9WtMzNpvHPj9BYbUhA
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